Social network: limite fra i 13 e i 16 anni e consenso dei genitori

Nell’ultima versione del nuovo regolamento europeo sui dati personali, il cosiddetto General Data Protection Regulation oggi in discussione e al voto al Comitato per le libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, viene individuata una nuova forchetta entro la quale i Paesi membri potranno...

[caption id="attachment_113064" align="alignnone" width="600"]

(Foto: Corbis)[/caption]

Nell’ultima versione del nuovo regolamento europeo sui dati personali, il cosiddetto General Data Protection Regulation oggi in discussione e al voto al Comitato per le libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, viene individuata una nuova forchetta entro la quale i Paesi membri potranno stabilire il divieto d’iscrizione ai “servizi della società dell’informazione”. Diciamo pure a qualsiasi piattaforma digitale che non sia a loro espressamente dedicata, social network compresi: quella forchetta si muove fra i 13 e i 16 anni.

Il senso del messaggio, nonostante le opposizioni dei colossi del web e perfino di alcune organizzazioni fra cui Telefono Azzurro e Family Online Safety Institute, è comunque chiaro: bisogna fare qualcosa per alzare la sicurezza di un’utenza debole. Non a caso, quale che sia il limite scelto dai Paesi membri, occorrerà un consenso di chi esercita la potestà genitoriale. Lo racconta molto bene l’articolo 8 del documento di compromesso.

Il punto, tuttavia, è che 16, 18 o 20 anni, la questione non cambia di una virgola. Certo aver toccato il problema è importante ma in fondo già ora milioni di under 13 sono presenti sulle più diverse piattaforme. Basta fornire informazioni false. Lo raccontano diversi studi che dimostrano come anche una larga fetta di genitori sia a conoscenza che i propri figli minori di 13 anni hanno un profilo nonostante il regolamento delle varie piattaforme, legato a una legge statunitense – il Children’s Online Privacy Protection Act approvato nel 1998 – preveda appunto quell'indicazione.

Il passo europeo ha dunque un valore di principio: si svincola anzitutto dall’indiretta applicazione, anche in Europa, di una soglia decisa 17 anni fa negli Stati Uniti. In pochi altri Paesi, infatti, si sale di qualche anno: 14 anni in Spagna e 16 nei Paesi Bassi. Nel resto del mondo, ce ne vogliono 14 in Corea del Sud. Fine. Altrove viene di fatto accettato il limite a stelle e strisce dei 13 anni. Che sia troppo basso per stare Facebook & co. è un altro discorso e in fondo neanche dai negoziatori di Parlamento e Consiglio europeo, che hanno predisposto la bozza oggi al voto del comitato e l’anno prossimo all’assemblea di Strasburgo, è arrivata una risposta chiara, visto che è stata rimandata la decisione ai singoli Paesi membri. Aprendo appunto alla possibilità – in fondo già prevista – di collocare l’asticella fra i 13 e i 16 anni.

Dettagli a parte, c’è però da chiedersi che efficacia possa avere un provvedimento simile, in concreto? La prima impressione sarebbe quella di rispondere con una scrollata di spalle. Eppure prevedere il coinvolgimento dei genitori significa chiamare finalmente gli adulti alle loro responsabilità di educatori digitali. Con tutta probabilità nella sostanza cambierà poco o nulla: l’ostacolo sarà agilmente schivato dichiarando una data di nascita fasulla, è vero. Ma la scelta potrebbe avere un impatto forte sulle mamme e sui papà in termini di sensibilizzazione. In altre parole, pone loro un problema finora legato alla sensibilità personale e ora, invece, legato a un'incombenza genitoriale.

Non tutti, infatti, hanno ben chiari rischi e pericoli di un’iperpresenza sregolata sui social network. Senza farsi prendere dalla paranoia delle cronache – che pure sono fatti concreti con quali, tecnoscettici o socialentusiasti, bisogna fare i conti – è giusto sottolineare le opportunità ma altrettanto essenziale considerare che forse un undicenne non ha tutto questo bisogno di passare cinque ore al giorno su Facebook. Fra qualche mese i genitori potrebbero sentirsi meno soli: c’è quell’articolo 8, che riporto qui sotto, a chiamarli in causa.

“The processing of personal data of a child below the age of 16 years, or if provided for by Member State law a lower age which shall not be below 13 years, shall only be lawful if and to the extent that such consent is given or authorised by the holder of parental responsibility over the child”.