La storia del primo disastroso giorno di riprese di Star Wars

Quarant'anni fa esatti in Tunisia, fra droidi con le batterie scariche, temporali inaspettati, prese in giro e costumi dolorosi

«Ogni giorno che passa mi consegnano dialoghi scadenti, nessuno dei quali rende il mio personaggio più definito o anche solo sopportabile. […] Devo stare in uno studio e lavorare con un nano (molto piacevole: e si lava in un bidet), il tuo connazionale Mark Hamill e Tennyson Ford (aspetta, non può essere il suo vero nome). Ellison, forse? (ma no!). Beh, insomma, un giovanotto languido e slanciato che probabilmente è piacevole e divertente. Ma Dio mio, mi fanno sentire un novantenne – e mi trattano come se avessi 106 anni. Ah, ecco, “Harrison” Ford. Mai sentito?»

Poco dopo l’inizio delle riprese del primo film della saga fantascientifica di Star Wars, che cominciarono il 22 marzo 1976 – esattamente quarant’anni fa – Alec Guinness inviò questa lettera a una sua vecchia amica, lamentandosi per come veniva trattato sul set. Guinness nel film recita la parte di Obi-Wan, il maestro Jedi che addestra il protagonista Luke Skywalker: era l’unico attore davvero famoso del cast. A lui, come a buona parte del cast o dei membri della produzione, il film che stavano girando sembrava strano e sciocco: in una lettera precedente Guinness lo aveva definito «una favoletta scadente», mentre all’epoca delle riprese l’attore che interpretava C-3PO pensava che il film fosse «una fesseria».

alec2 Una foto scattata ad Alec Guinness e George Lucas, ideatore e regista del film, durante i primi giorni di riprese: l’ha twittata Peter Mayhew, l’attore che interpreta Chewbacca.

Quarant’anni e miliardi di dollari di incassi dopo, fa abbastanza effetto leggere che si parlasse così male di un film che sarebbe entrato nella storia del cinema. Ma Guinness non fu l’unico ad avere grosse perplessità e, anzi, la storia delle riprese del primo Star Wars fu piena di difficoltà, guai e dubbi continui sulla riuscita e sul successo del film.

George Lucas cercò per mesi qualcuno che fosse interessato a produrre il film sulla base della sua sceneggiatura di 132 pagine, senza grande successo. E quando lo trovò, gli venne assegnato un budget inferiore alle sue aspettative (che comunque sforò di quasi un terzo). Nessuno degli attori scelti per il cast principale sembrava avere un’esperienza rilevante nel mondo del cinema: Harrison Ford, l’attore più talentuoso del cast, all’epoca lavorava part time ancora come carpentiere. L’unico film di fantascienza di grande successo uscito fino a quel momento – 2001: Odiesea nello Spazio – aveva tutt’altro tono e atmosfere. Comprensibilmente, durante le riprese nessuno aveva una buona idea di quello che ne sarebbe venuto fuori: molte scene furono girate al chiuso dentro set di studi cinematografici, oppure ancora con modellini minuscoli di astronavi, e gli effetti speciali vennero aggiunti solo in un secondo momento. Molti tecnici che lavorarono al film lo ritenevano una specie di film per bambini pieno di momenti di comicità involontaria.

alec Una foto scattata durante i primi giorni di riprese twittata da Peter Mayhew, l’attore che interpreta Chewbacca

Un inizio un po’ così
Lucas decise di iniziare a girare il film grossomodo dalle prime scene che compaiono nella versione finale. Per prima cosa, cast e produzione andarono in Tunisia per girare le scene della prima mezz’ora di Star Wars, quelle ambientate sul pianeta desertico di Tatooine, dove Luke era cresciuto. Da subito ci furono diverse difficoltà: a metà marzo la produzione atterrò all’aeroporto di Djerba e da lì si trasferì subito nella piccola città di Tozeur, in auto, prima dell’alba, quando secondo un resoconto pubblicato sul sito ufficiale di Star Wars «per i guidatori fu difficile distinguere dal resto della strada i berberi, che indossavano vestiti scuri».

Arrivati a Tozeur le cose non migliorarono: l’hotel più grande della città era temporaneamente chiuso e gli altri hotel migliori erano occupati dalla produzione della miniserie televisiva italiana Gesù di Nazareth, di Franco Zeffirelli. Di conseguenza gli attori e la produzione del cast di Star Wars dovettero dormire stipati in alberghi scadenti. Gary Kurtz, che assieme a George Lucas ha prodotto i primi due film di Star Wars, ha ricordato che fortunatamente le riprese durarono due settimane, perché «se fossero durate due o tre mesi ci sarebbe stata una ribellione». Il primo giorno ufficiale di riprese, il 22 marzo 1976, fu problematico almeno quanto l’arrivo in Tunisia, come racconta sempre il sito ufficiale di Star Wars.

L’inizio ufficiale della giornata era programmato per le 6.30 del mattino: decisamente troppo presto per Anthony Daniels, che aveva dormito pochissimo la notte prima, e il cui umore non era certo migliorato dopo aver passato due ore a indossare il costume. Eppure, da gran professionista, aveva resistito tutto il giorno nonostante il costume da C-3PO fosse troppo stretto e gli facesse male ogni qualvolta doveva muoversi.

La fretta di iniziare a girare causò parecchi problemi quel giorno, specialmente coi droidi. La produzione scoprì che le batterie che avevano messo dentro ai robot duravano troppo poco ed erano difficili da sostituire. La terza “gamba” di R2-D2, inoltre, non veniva fuori dalla struttura metallica, in qualsiasi modo provassero. Un altro problema era che i droidi non rispondevano sempre correttamente ai comandi a distanza, cosa che li faceva andare dappertutto senza fermarsi quando dovevano farlo. R5-D4, il droide rosso che lo zio di Luke compra prima di R2-D2, aveva poi un problema particolare: la produzione scoprì che la “testa”, che secondo il copione doveva saltare in aria per simulare un guasto, era anche la sezione dove si trovava il meccanismo che faceva controllare a distanza i suoi movimenti. E quindi non si poteva più farla saltare in aria. Ancora piuttosto tranquilli, Lucas e il suo staff aggirarono il problema muovendo R5-D4 con una corda, così che non fosse più necessario farlo muovere da solo (Lucas sapeva già che avrebbe dovuto fare tanti piccoli tagli per nascondere i movimenti involontari dei droidi).

La giornata finì alle 19.20, dopo che fu girata la scena in cui Luke e C-3PO escono dalla casa di Luke per cercare con un binocolo R2-D2, scappato per andare a cercare Obi-Wan Kenobi. A causa del cattivo tempo l’iconica scena in cui Luke guarda i due soli di Tatooine era stata posticipata di una settimana. Il cattivo tempo del primo giorno fu una specie di avvisaglia della tempesta che in seguito avrebbe semi-distrutto il set.

Nel secondo giorno di riprese, infatti, le cose peggiorarono decisamente: in quella zona della Tunisia piovve d’inverno per la prima volta in cinquant’anni. Il set ne uscì malissimo. Alcuni membri della produzione si presero la polmonite – altri ancora la dissenteria – e dovettero tornare in Europa. Succedettero altri disastri: un camion che portava dei robot necessari per alcuni set prese fuoco. Una gru messa a disposizione dall’esercito tunisino per recuperare l’attrezzatura finita nel fango in seguito alle piogge, cadde a sua volta nel fango.

luke Una foto di Mark Hamill/Luke Skywalker sul set

E ancora guai
Dopo la Tunisia la produzione si trasferì vicino Londra, in Inghilterra, per girare agli Elstree Studios, uno studio cinematografico noto per i suoi set enormi. Le riprese proseguirono fra mille altri problemi, tra cui i litigi fra Lucas e il direttore della fotografia, nuovi estenuanti calcoli per non aumentare a dismisura il budget e trovate ingegnose per risparmiare. Per tagliare sui costi di realizzazione degli effetti speciali e della costruzione delle astronavi – che comunque occuparono circa 3,9 milioni del budget complessivo di 11 milioni di dollari – il modello in scala 1:1 del Millennium Falcon venne costruito solamente a metà: quella anteriore, che si vede in alcune scene del film come la fuga dal porto spaziale di Tatooine. E dato che il modello era troppo grande per poter essere spostato, per utilizzarlo in scene diverse la produzione scelse di smontare e rimontare il set attorno a seconda delle esigenze.

Tra gli inconvenienti più fastidiosi per il cast e la produzione, nei giorni delle riprese a Londra, ci furono le continue prese in giro e lo scetticismo generale dei tecnici britannici che lavoravano al film. Pat Carr, il responsabile della produzione di Star Wars, intervistato da Chris Taylor per il bel libro How Star Wars Conquered The Universe, ha ricordato che «l’80 per cento della produzione pensava che il film fosse una montagna di stupidaggini, e lo faceva notare». Un lungo articolo del Telegraph precisa che «quasi tutto il personale extra impiegato per girare Una nuova speranza credeva che il film sarebbe stato un flop, e insultava apertamente gli attori mentre giravano per il set». Sembra che i tecnici che lavoravano a Star Wars pensassero davvero che stavano lavorando a un film di serie B, e pertanto che si prendessero diverse libertà: Mark Hamill, l’attore che interpreta Luke Skywalker, ha ricordato per esempio che alcuni tecnici trovarono «spassosissimo» il fatto che a un certo punto su un copione il nome di Obi-Wan Kenobi fosse stato trascritto per errore Obi-Wan-Ki (“wank” in inglese significa “masturbarsi”). Il Telegraph racconta inoltre di come l’atteggiamento generale del personale tecnico non fosse molto collaborativo.

Le persone che lavoravano al film erano circa un migliaio. E per i britannici, questo significava un’adesione inflessibile alle regole sindacali. Di conseguenza, le riprese iniziavano esattamente alle 8.30. Ogni giorno erano previste due pause obbligatorie per il tè – e c’erano delle tizie che giravano costantemente sul set con carrelli pieni di tè – e una per il pranzo da un’ora. Le riprese finivano alle 17.30 spaccate, a meno che a quell’ora la produzione si trovasse a metà di una scena. In quel caso, dicevano le regole sindacali, si poteva tenere un voto sul proseguire o meno le riprese per altri 15 minuti. Lucas volle sempre mettere ai voti la proposta. Perse tutte le volte.

Non aiutò nemmeno il fatto che durante le riprese Lucas venne descritto come una persona “sull’orlo di una crisi di nervi”, scontroso e poco loquace. Anni dopo Kurtz ha ricordato che «accadeva spesso che agli altri dicesse semplicemente “proviamola di nuovo, stavolta più veloce”. Erano le uniche istruzioni che dava. Alcuni attori non se la prendevano – non gli interessava, facevano solo il loro lavoro. Ma alcuni hanno davvero bisogno di molta gratificazione e di feedback, e se non la ricevono diventano paranoici perché temono di non stare lavorando bene». Sempre secondo Kurtz, Lucas «non era molto di compagnia, era molto timido e solitario, e non gli piacevano gli assembramenti di persone, non gli piaceva lavorare con un sacco di gente o anche solo con molti attori». I lavori a Londra si conclusero alla fine dell’estate del 1976: Lucas tornò negli Stati Uniti per iniziare la post-produzione e soprattutto per lavorare agli effetti speciali, inclusi nel film solamente in un secondo momento e secondo Lucas essenziali per la riuscita del film.

Lucas fece vedere una prima versione del film ad alcuni dirigenti della Fox e suoi amici registi nel febbraio del 1977. La maggior parte delle reazioni non fu positiva – anni dopo Lucas ha ricordato però che all’epoca Steven Spielberg gli disse che Star Wars era “il miglior film della storia” – ma era comprensibile: Lucas mostrò loro il film senza la maggior parte degli effetti speciali e senza colonna sonora – che venne registrata solamente a marzo – e con alcuni dettagli notevoli, come per esempio la “vera” voce di Darth Vader (che solo più avanti venne doppiato dall’attore James Earl Jones).

Star Wars uscì nei cinema americani il 25 maggio 1977. Nei cinema incassò circa 775 milioni di dollari, 70 volte il suo budget iniziale. Sembra incredibile che qualcuno credesse davvero al suo successo, in quei mesi precedenti, ma successe: il 24 novembre del 1976 un dirigente di Fox di nome Peter S. Mayer scrisse una lettera lunga tre pagine ad alcuni suoi colleghi per spiegargli che Star Wars «dovrebbe ricevere un trattamento migliore del Padrino, di King Kong o dello Squalo» e che «gli spettatori e i critici ne saranno elettrizzati: è possibile che diventi il film dagli incassi migliori nella storia».