Milano, 28 maggio 2015 - 15:13

Amazon sfida Esselunga: vuole portarci la spesa a casa

L’Italia sarebbe il primo Paese in Europa a essere interessato al servizio del colosso di Bezos già attivo negli Stati Uniti. «Da risolvere il problema del prezzo fisso dei prodotti»

di Martina Pennisi

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Non siamo, ancora, il Paese della banda larga o dello streaming video, ma siamo quello del cibo. Un’ovvietà, che sta alla base della strategia di Amazon. Il colosso del commercio elettronico ha escluso l’Italia dal servizio di abbonamento a film e telefilm online, attivo invece in Germania e Regno Unito, ma sarebbe in procinto di vendere alimenti dalla sua piattaforma. Il condizionale è d’obbligo, perché le bocche dei diretti interessati sono cucite, ma nella grande distribuzione si parla apertamente dei movimenti di Jeff Bezos, come riportato nelle ultime ore anche da Milano Finanza. Sul piatto ci sono i 15 miliardi di euro che, secondo le stime del Politecnico di Milano, gli italiani spenderanno online durante l’anno in corso. La scommessa per chi si avventura nella vendita digitale è capire quali sono i settori con una crescita potenziale più interessante: dato per assodato il dominio dei viaggi (37% della torta nostrana), è il rialzo del 30% registrato da alimenti e vino da gastronomia a far ben sperare chi guarda in direzione del cibo. 

L’Italia prima in Europa

Amazon sta testando nei suoi Stati Uniti la vendita e consegna in un’ora di alimenti e pasti caldi. L’Italia, nell’anno di Expo, sembra in procinto di anticipare per una volta le solite Regno Unito e Germania. Come spiega al Corriere della Sera una fonte vicino alla vicenda che preferisce rimanere anonimia, “devono risolvere il problema del prezzo fisso: Bezos deve offrire in tutte le zone del Paese prodotti con lo stesso cartellino, mentre anche nella Gdo i prezzi possono variare lungo la Penisola”. Dalla sua il colosso ha il possibile ingresso una situazione ancora embrionale e frammentata: sempre secondo l’Ateneo milanese, il contributo del cosidetto ‘grocery’ alla causa dell’e-commerce è fermo all’1%. Un dato ancor più preoccupante, spiega Riccardo Mangiaracina, responsabile dell’Osservatorio del Politecnico, “è quello relativo all’incidenza della spesa online su quella offline: 0,1%. C’è un problema di offerta che non è mai stata competitiva in Italia, a partire dagli importanti limiti geografici”. 

Esselunga e poco altro

Fra i pochi attori attivi, è Esselunga a spadroneggiare con i suoi 10mila prodotti sia freschi sia confezionati disponibili sulla vetrina digitale, ma Bezos sarà sicuramente a conoscenza del fatto che non si va più a Sud della Toscana e che la consegna richiede più di (almeno) un giorno di attesa. Coop si è buttata sull’e-commerce con prodotti diversi dal cibo, sostanzialmente la stessa scelta che per ora Amazon sta facendo con la sezione Casa e Cucina. A lavorare sui tempi, con il supporto della startup italiana Risparmio Super, è Carrefour: oltre a offrire il ritiro di quanto acquistato online nel negozio, come fa anche Coop, i francesi hanno attivato in 120 punti vendita italiani le consegne che si attivano e concludono nel giro di 3 ore. “Il ritiro in loco continua a vincere di poco sulla consegna a domicilio”, fa comunque notare la fondatrice e Ceo della startup Barbara Labate. Carrefour e Risparmio Super stanno già facendo un passo successivo con l’acquisto in metropolitana (fermata di Loreto, Milano, nella foto sopra) inquadrando con il telefonino gli oltre mille prodotti presenti su uno scaffale virtuale. Ci sono poi Eataly, che negli Stati Uniti un accordo con Amazon lo ha già trovato e non è escluso possa far parte da subito anche dell’offerta nostrana sul sito di Bezos, e Auchan, attiva con l'esperimento del ritiro senza scendere dalla macchina. Visione d’insieme è quella di Supermercato24, startup che permette di comparare in Rete da gran parte delle insegne in 58 province e di vedersi recapitare i sacchetti presso il proprio domicilio nel giro di un’ora. “Per essere competitivi bisogna poter contare su una rete di logistica proprietaria e anche in questo caso, vedi Esselunga, rischi di essere in perdita per anni. Amazon è probabilmente l’unica a poterselo permettere”, spiega il fondatore Enrico Pandian. Il suo segreto, per la logistica, è quello di sfruttare l’economia collaborativa: i fattorini sono privati cittadini che tengono il 90% dei 3,50 euro, più il sovrapprezzo del 5% sul prodotto, a spesa previsti per la consegna. L’idea è di annullare anche questi costi includendoli in accordo con i supermercati interessati a godere del servizio senza doversi fare carico dello sviluppo dello stesso. La firma è vicina con due catene provinciali e una nazionale su cui Pandian non si sbilancia. Le spese consegnate al momento sono 20mila al mese.

Il rischio Uber

Tornando al gruppo di Bezos, Mangiaracina sottolinea come l’aspetto chiave della strategia sarà il genere di prodotti che deciderà di vendere: “Solo il secco o anche il fresco e il surgelato? In un caso rispetto a un altro bisogna tenere conto della necessità di fare magazzino o di dotarsi di un’apposita flotta”. Di certa però c’è la fertilità del terreno: una domanda, quella delle persone in ogni zona del Paese, in crescita e un’offerta nostrana non abbastanza strutturata per rispondere all’imminente ondata dei colossi americani. Il rischio, vedi il caso di Uber, è di trovarsi a fare i conti con le proprie lacune, sistemi di pagamento diversi dal contante e piattaforme tecnologiche all’altezza se si parla di taxi, quando i rivali si sono già insediati. 

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