16 settembre 2015

Il rapporto tra obesità e disfunzioni del sistema immunitario

Una particolare sottopopolazione di cellule immunitarie che producono perforina, una sostanza tossica, è cruciale per tenere sotto controllo la presenza di linfociti T nei tessuti adiposi e la predisposizione all'obesità. E' quanto emerge da un nuovo studio condotto su topi che potrebbe aprire la strada a ricerche analoghe per chiarire il legame tra disfunzioni del sistema immunitario, obesità e sindrome metabolica(red)

Alcune cellule del sistema immunitario hanno un ruolo cruciale nella predisposizione all'obesità: lo dimostra una nuova ricerca pubblicata sulla rivista “Immunity” da Yair Reisner e colleghi del Weizmann Institute of Science, in Israele, secondo cui i topi a cui manca un particolare tipo di cellule immunitarie acquisiscono peso in eccesso e sviluppano anomalie metaboliche anche quando seguono una dieta regolare.

Negli ultimi anni la relazione tra metabolismo e sistema immunitario è stata oggetto di studi approfonditi che hanno stabilito che alcuni tipi di cellule immunitarie aiutano a controllare l'immagazzinamento o il rilascio di energia da parte del tessuto adiposo. Inoltre, le cellule adipose producono varie molecole infiammatorie che possono alterare l'equilibrio in un sistema immunitario normale. A causa di ciò, alcuni esperti considerano l'obesità come un disturbo infiammatorio di origine autoimmunitaria.

Il rapporto tra obesità e disfunzioni del sistema immunitario
Topo di laboratorio obeso: i modelli animali sono fondamentali per studiare la connessione tra stati infiammatori, obesità e sindrome metabolica (© George Steinmetz/Corbis)
Reisner e colleghi hanno scoperto che nei topi a cui mancano alcune cellule immunitarie dendritiche che rilasciano perforina, una molecola tossica, aumentavano progressivamente di peso e mostravano i segni tipici della sindrome metabolica. A ciò si associava un'alterazione dei linfociti T situati nel tessuto adiposo, strettamente collegata alle anomalie metaboliche: eliminando quei linfociti T nei topi mancanti di perforina, infatti, le anomalie mataboliche regredivano. Un altro dato interessante è che la mancanza delle cellule dendritiche rendeva i roditori più esposti al rischio di sviluppare un'altra forma di autoimmunità con sintomi simili a quelli della sclerosi multipla.

Complessivamente i risultati dello studio indicano che una delle funzioni delle cellule dendritiche è rimuovere i linfociti T potenzialmente autoimmuni e, nel fare ciò, ridurre
l'infiammazione. La connessione tra cellule adipose e infiammazione è già stata dimostrata più volte, ma solo in modelli animali nutriti con alimenti ricchi di grassi: è la prima volta che emerge in topi che seguono una dieta regolare.

"È difficile dire in che modo questi risultati possano influenzare le terapie per gli esseri umani, ma dovremmo iniziare a verificare se l'assenza di questa rara sottopopolazione di cellule sia associata all'obesità, alla sindrome metabolica o a qualunque altro tipo di disfunzione del sistema immunitario”, ha spiegato Reisner.