Milano, 25 maggio 2016 - 17:15

Sanità a km zero: col digitale accesso semplificato, senza file né orari

Nel 2015 dodici milioni di italiani hanno prenotato sul web le prestazioni sanitarie,
più di sette milioni hanno consultato i referti medici su internet e pagato online i servizi

(Getty Images) (Getty Images)
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Evitare spostamenti inutili, prenotando o pagando online, accesso a diagnosi e terapie semplificato con referti consultabili su internet, rapporti tra cittadini e dottori facilitati. In anni di tagli della spesa pubblica, l’uso delle tecnologie digitali può essere una risorsa per eliminare sprechi e creare una “sanità a km zero” vicina ai cittadini. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con Arsenàl.IT, Centro Veneto ricerca e innovazione per la sanità digitale, presentata a Roma al Forum della Pubblica amministrazione. L’indagine si è focalizzata sull’esperienza di sanità digitale in Veneto dove è stato avviato il percorso «Sanità a km zero» nell’ambito della costruzione del Fascicolo sanitario elettronico regionale, coordinato da Arsenàl.IT, consorzio volontario delle 23 aziende socio-sanitarie e ospedaliere della Regione e centro di competenza regionale per l’eHealth. Dal 2005 a oggi il servizio di scarico referti online ha consentito un risparmio di 120 milioni di euro l’anno per i cittadini in termini di viaggi e tempo risparmiati, la dematerializzazione di 46 milioni di ricette rosse e il telemonitoraggio di oltre tremila pazienti cronici.

Gli italiani e la sanità digitale
Le app più diffuse

Servizi semplici

Dalla ricerca è emerso che i cittadini apprezzano e utilizzano i servizi digitali soprattutto quando sono semplici, accessibili e producono un vantaggio immediato. In particolare, il servizio di “scarico del referto online” (utilizzato dal 60% dei veneti) è considerato semplice da utilizzare da quasi il 92% degli utenti. Oltre l’84% degli utenti di età compresa tra i 18 e i 64 anni che hanno scaricato online il referto lo ha fatto autonomamente, come anche il 35% degli ultrasessantacinquenni, contrariamente all’opinione ricorrente circa la scarsa confidenza dei longevi con le tecnologie. Il 74,1% degli utenti ha conosciuto il servizio grazie al personale sanitario, che ha anche consegnato loro, al momento dell’accettazione, un foglio con le credenziali necessarie per utilizzare il servizio. Risulta quindi cruciale la possibilità di accompagnare in maniera “dolce” il cittadino nel mondo della sanità digitale, valorizzando il contatto diretto tra gli utenti e gli operatori sanitari.

Vantaggi per i cittadini

Decisiva poi la possibilità di evitare spostamenti superflui e accedere ai servizi a distanza: lo afferma il 90% degli utenti. I cittadini preferiscono prenotare online perché possono evitare di andare personalmente allo sportello o telefonare al CUP; utilizzano il servizio di pagamento via web soprattutto per evitare la coda allo sportello e per pagare in qualsiasi momento; usano il dossier sanitario nella maggior parte dei casi per avere tutta la documentazione a disposizione e in ordine, ma anche per risparmiare tempo o per tenere sotto controllo la propria salute. La criticità più alta nel processo di innovazione in atto sembra essere legata al rischio di generare una sorta di “esclusione digitale” dalla sanità.

Ritardi da recuperare

A livello nazionale si registrano ancora ritardi nell’utilizzo di servizi online e nell’acquisizione di confidenza da parte dei cittadini italiani con le nuove tecnologie. Nel 2015 il 28% degli italiani non ha mai utilizzato internet, contro una media europea del 16%, mentre il 39% degli italiani dichiara di essere poco o per nulla in grado di utilizzare i servizi online della Pubblica amministrazione. Ma si sta ampliando il loro utilizzo anche nel campo della sanità: nell’ultimo anno 12,2 milioni di italiani hanno prenotato sul web le prestazioni sanitarie, 7,6 milioni consultato su internet i propri referti medici e 7,1 milioni pagato online i servizi. «Il caso del Veneto - commenta Carla Collicelli, advisor scientifico del Censis - dimostra come sia utile procedere verso una sanità digitale dalla parte dei cittadini, puntando soprattutto alla centralità del paziente, con esiti che possono essere apprezzati dalla maggioranza degli utilizzatori se si ha l’accortezza di sensibilizzare e aiutare le frange di popolazione meno pronte all’uso delle tecnologie digitali».

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