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  • Giovedì 10 settembre 2015

Cosa succede con la Russia nella guerra in Siria

Da giorni circolano accuse che la Russia abbia aumentato il suo impegno militare nella guerra in Siria, ma secondo i russi è la solita "isteria" occidentale

Il presidente siriano Bashar Assad e il presidente russo Vladimir Putin a Mosca il 25 gennaio 2005. (AP Photo/Sergei Chirikov, Pool)
Il presidente siriano Bashar Assad e il presidente russo Vladimir Putin a Mosca il 25 gennaio 2005. (AP Photo/Sergei Chirikov, Pool)

Da diversi giorni sui media di tutto il mondo si parla di un presunto rinnovato coinvolgimento della Russia nella guerra in Siria: gli elementi sono stati finora poco chiari e definiti, ma nelle ultime ore le notizie sul tema stanno aumentando. Gli Stati Uniti accusano il governo russo di avere intensificato il sostegno al regime del presidente siriano Bashar al Assad e di avere mandato alcuni soldati in Siria per partecipare direttamente ai combattimenti. Le accuse, che sono anche state riferite a Reuters da alcune fonti libanesi rimaste anonime, non sono state confermate dal governo russo e non sono per ora sostenute da prove solide. La discussione sul ruolo russo in Siria sta però provocando tensioni nelle relazioni già molto tese tra Stati Uniti e Russia e rischia di rendere ancora più complicati i colloqui internazionali di pace sulla Siria, per non dire delle prospettive di interventi occidentali nella guerra.

Le accuse contro la Russia
Stati Uniti e Russia si trovano da anni su posizioni opposte nella guerra in Siria. Il governo russo è alleato di Bashar al Assad, mentre l’amministrazione statunitense sostiene i ribelli moderati che vogliono un cambio di regime, e due anni fa è andata molto vicino a decidere un intervento militare contro Assad. L’alleanza tra Russia e Siria è vecchia di decenni e dal 1971 la Russia ha una piccola installazione navale nella città portuale siriana di Tartus. Negli ultimi giorni gli Stati Uniti hanno però accusato la Russia di avere mandato due “tank landing ship” – ovvero navi specializzate per le operazioni anfibie e lo sbarco di uomini e mezzi –, due aerei da trasporto e una forza ridotta di fanteria marina. Il Guardian ha parlato anche di un ampliamento della base di Tartus e della installazione di diverse case prefabbricate che indicherebbero una maggiore presenza dei soldati russi nella zona. I nuovi aiuti militari, dicono alcuni funzionari statunitensi, potrebbero significare l’intenzione del governo russo di intensificare il suo impegno militare in Siria, anche se non è ben chiaro in che modo e con che obiettivo.

Diverse accuse sono arrivate anche dalle opposizioni russe a causa di alcuni selfie scattati da soldati russi in Siria. Come racconta BBC, la maggior parte di queste fotografie – che sono geolocalizzate – mostrano la presenza di militari nella base russa di Tartus. Ci sono però alcune fotografie che sono state scattate nella provincia siriana di Homs, in aree dove i combattimenti tra esercito siriano e gruppi di ribelli sono molto intensi. Alcuni attivisti dell’organizzazione War in Ukraine (WIU) hanno inoltre analizzato un video pubblicato su YouTube che sembra mostrare alcuni combattimenti a nord di Latakia, città portuale siriana che si trova a nord di Tartus: secondo loro nel video si vedono alcune immagini di battaglia girate con dei droni nello spazio aereo siriano mentre in sottofondo si sentono delle frasi in russo.

Cosa dice la Russia
Mercoledì il ministero degli Esteri russo ha confermato che in Siria ci sono alcuni consiglieri militari russi: la loro presenza è però parte di un vecchio accordo di collaborazione militare raggiunto diverso tempo fa e già conosciuto dagli altri paesi. Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo, ha detto di non capire “l’isteria anti-russa” che si è sviluppata attorno alla presenza in Siria. Zakharova ha detto: «Forniamo alla Siria armi ed equipaggiamento militare da molto tempo. Lo facciamo rispettando dei contratti esistenti e in accordo con il diritto internazionale».

Il governo russo ha fatto sapere che sta valutando la possibilità di aumentare il suo coinvolgimento nella guerra contro le “organizzazioni terroristiche” che agiscono in Siria e che combattono contro il regime di Assad. Per esempio mercoledì l’esercito siriano ha perso un’importante base aerea nella provincia settentrionale di Idlib, che è passata sotto il controllo del Fronte al Nusra, il gruppo che “rappresenta” al Qaida in Siria. Di recente l’esercito siriano ha subìto diverse sconfitte militari e oggi il regime di Assad controlla solo un quarto del territorio nazionale, tra cui la fascia costiera a ovest dove è concentrata la minoranza alauita – la stessa a cui appartiene Assad – e dove si trovano anche le navi russe.

Che ipotesi si fanno e cosa succederà
I rapporti tra Stati Uniti e Russia sono tornati molto tesi dopo un periodo di relativa cooperazione. Ad agosto il segretario di stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov avevano discusso di possibili soluzioni politiche alla crisi in Siria. I russi avevano anche messo insieme un gruppo di circa quaranta membri delle opposizioni siriane per negoziare un accordo con il presidente Bashar al Assad, senza però ottenere particolari risultati. Nonostante la parziale collaborazione, le posizioni di Stati Uniti e Russia rimangono molto distanti. Il punto più discusso rimane l’assetto da dare alla Siria alla fine della guerra: la maggior parte dell’opposizione siriana in esilio, appoggiata dagli Stati Uniti, chiede che Assad non abbia alcun ruolo in una eventuale transizione politica, mentre la Russia rifiuta qualsiasi ipotesi di allontanamento di Assad dal potere.

Secondo alcuni analisti citati dal New York Times, la Russia potrebbe volere aumentare il suo coinvolgimento in Siria per partecipare alla guerra contro i gruppi terroristici che agiscono nel paese, come per esempio lo Stato Islamico (o ISIS). In questo caso la posizione degli Stati Uniti, paese leader della coalizione che sta combattendo contro l’ISIS, si complicherebbe: il governo americano potrebbe infatti subire pressioni per accettare l’aiuto russo. Così facendo potrebbe però provocare la reazione dei ribelli moderati che l’amministrazione statunitense sta faticosamente addestrando: molti ribelli vedono ancora Assad come loro principale nemico e potrebbero non essere disposti a collaborare con gli Stati Uniti nel caso di un’alleanza con la Russia. Altri sostengono che l’aumento dell’impegno russo sia legato alle recenti sconfitte militari siriane: la Russia si starebbe preparando a difendere il regime che si sta rinchiudendo sempre di più nella fascia di territorio sulla costa occidentale del paese. Intanto gli Stati Uniti hanno chiesto ai governi di Bulgaria e Grecia di impedire agli aerei russi diretti versi la Siria di sorvolare il loro spazio aereo: martedì la Bulgaria ha accettato la richiesta statunitense.