01 settembre 2015

Le prevedibili preferenze morali dei bambini

Già fra i 12 e i 24 mesi di età, è possibile capire come si stanno sviluppando le inclinazioni morali dei bambini grazie all'analisi dei tracciati degli elettroncefalogrammi e dei tempi di fissazione dello sguardo durante l'osservazione di scene che mostrano azioni prosociali o antisociali(red)

Già dai 12-24 mesi di età può essere possibile individuare le differenti inclinazioni morali dei bambini da un'attenta analisi della loro attività cerebrale e di alcuni altri parametri. A suggerirlo è uno studio effettuato da due ricercatori dell'Università di Chicago, Jason M. Cowell e Jean Decety, che hanno anche confermato il complesso intreccio fra predisposizione personale e modelli di comportamento delle figure di riferimento nello sviluppo del senso morale. La ricerca è illustrata in un articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Science".

Il fatto che anche i bambini piccoli siano in grado di distinguere tra azioni buone e cattive, a indicare che i mattoni della cognizione morale sono già presenti nei primi anni di vita, è stato suggerito da numerose ricerche. Tuttavia, si sa ancora poco sui meccanismi neurali e ambientali - innanzitutto i modelli di comportamento dei genitori - che sono alla base della loro comparsa.

Cowell e Decety hanno adottato una metodologia che prevede la misurazione di un'ampia gamma di parametri di tipo differente per stabilire il peso relativo dei diversi fattori. In particolare, in un campione di 73 bambini di età compresa fra i 12 e i 24 mesi hanno analizzato l'elettroencefalogramma registrato in continuo (EEG), i suoi potenziali evento-correlati (ERP, ossia i picchi di potenziale, positivi o negativi, nell'attività elettrica registrata che si verificano in risposta a uno stimolo) e i tempi di fissazione dello sguardo (il tempo di fissazione è un indice standard dell'attenzione e dell'interesse suscitato) mentre i piccoli guardavano cartoni animati in cui personaggi erano impegnati ora in azioni prosociali, come condividere del cibo, ora in azioni antisociali come colpire o spingere un altro personaggio.
In parallelo i genitori sono stati sottoposti a una serie di test per definire il loro atteggiamento morale di fondo.

I tracciati elettroencefalografici EEG ed ERP hanno mostrato che alle scene in cui erano mostrate azioni prosociali e antisociali corrispondevano distinti modelli di attività neurale. Successivamente i ricercatori hanno messo in scena analoghe situazioni prosociali e antisociali con personaggi reali, monitorando i movimenti oculari dei piccoli e misurando i tempi di fissazione sui diversi personaggi.

Dall'analisi e dal confronto di questi dati è apparso che i bambini che in precedenza avevano mostrato una maggiore attività nella corteccia frontale (e una prevalenza di questa attività nel lobo destro rispetto a quello sinistro) del cervello in risposta al personaggio prosociale erano anche quelli che fissavano maggiormente l'attore che s'impegnava in un'azione di aiuto, mentre i bambini con il modello di attività neurale opposta seguivano con più interesse l'attore "dispettoso".

Il confronto con la valutazione del temperamento del bambino misurato con test standard per l'infanzia, ha poi mostrato che l'atteggiamento morale dei bambini non era correlato all'estroversione del piccolo e alla sua tendenza a coltivare sentimenti più o meno gioiosi, ma solo con le sua tenenza innata all'autocontrollo, una componente della stabilità emotiva. (Il temperamento è l'insieme delle disposizioni comportamentali di fondo e innate che concorre, con quelle apprese, alla definizione della personalità). Per contro, l'atteggiamento dei bambini è risultato correlato a quello dei genitori verso valori come correttezza di comportamento, equità e giustizia.