ROMA - Suggeriamo di cambiare nome alla Metro C. Chiamiamola Metropolitana dei Misteri. Che nella prospettiva del Giubileo straordinario annunciato da papa Francesco suona anche più accattivante. La sola cosa certa della Metro C è il punto di partenza. Il resto, nebbia fittissima. È un mistero quanto l’opera costerà, anche se non c’è da stare allegri. Mesi fa l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone ha sfornato un rapporto costellato di dettagli raccapriccianti, fra i quali spiccano, oltre alle 45 varianti, i 700 milioni di aumento della spesa per un tracciato che non è arrivato neppure a metà. Che poi sarebbe proprio interessante sapere qual è questa metà. E qui i misteri si moltiplicano.
La Metro C è l’unica metropolitana al mondo della quale è ignota la destinazione. Doveva arrivare a piazzale Clodio, finché si è scoperto che sarebbe costata troppo. Allora c’è stato chi ha ipotizzato di farla arrivare almeno fino al Colosseo. Oppure di scavare ancora fino all’altra parte del Tevere in direzione San Pietro. Ma senza più fermate: impossibile, per problemi archeologici, realizzare le stazioni di largo Argentina e della Chiesa Nuova. Anche se a quel punto avrebbe perduto pressoché del tutto la funzione per la quale era stata pensata, venticinque anni fa. Mentre c’è chi in segreto cova la speranza che possa arrivare non soltanto a piazzale Clodio, ma addirittura a Grottarossa. Il tutto senza che nessuno abbia ancora fatto i conti con l’Oste. Ovvero, dove si trovano i soldi...
Riaffiora con prepotenza il ricordo delle meravigliose gag del programma televisivo La Corrida : dilettanti allo sbaraglio, diceva il sottotitolo. Tutto, in questa storia, è apparso dilettantesco. Dilettantesca la genesi dell’appalto, come dimostra la valanga di varianti. Dilettantesche le stime economiche. Dilettantesca la gestione del contenzioso. Dilettantesca la penosa gara delle dichiarazioni, dove ognuno si sente autorizzato a spararla più grossa: perché nessuno, e qui siamo al limite estremo del dilettantismo, sa nemmeno immaginare come andrà finire questa ennesima pagina nera delle opere pubbliche made in Italy. Ma non illudetevi. Come al solito nessuno pagherà per la propria incompetenza, per non dire di peggio. Anche se qui c’è in ballo qualche miliardo dei contribuenti e non un simpatico sfottò in televisione, sospettiamo che andrà a finire esattamente come alla Corrida. Con una pacca sulle spalle ai burocrati ottusi, ai tecnici e ai responsabili dei lavori incapaci o furbastri, ai controllori che non hanno controllato, ai politici instancabili nel prenderci in giro. E questa è decisamente la cosa più insopportabile di tutte.