17 marzo 2015

Trasformare cellule leucemiche in macrofagi che le combattono

Esperimenti in vitro hanno dimostrato che esponendo le cellule tumorali di una forma particolarmente aggressiva di leucemia a particolari sostanze, è possibile costringerle a maturare e trasformarsi in macrofagi che non solo sono normali, ma sono anche particolarmente adatti a combattere proprio le cellule tumorali da cui essi stessi derivano(red)

Pericolose cellule leucemiche possono essere indotte a  maturare ulteriormente e trasformarsi in cellule immunitarie non dannose. A indurre questa trasformazione in cellule leucemiche coltivate in vitro è  stato un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine che descrivono il metodo in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Trasformare cellule leucemiche in macrofagi che le combattono
Macrofago che attacca tre cellule tumorali. (© Dennis Kunkel, Microscopy, Inc./Visuals Unlimited/Corbis)
La scoperta è stata fatta da Ravi Majeti e colleghi nel corso di uno studio su un sottotipo di leucemia linfoblastica acuta da precursori delle cellule B, quella detta con cromosoma Philadelphia.  Questa leucemia è caratterizzata da una specifica alterazione genetica - in cui i cromosomi 9 e 22  si mescolano e danno vita a un nuovo cromosoma, detto cromosoma Philadelphia - che rende la malattia particolarmente aggressiva e resistente alle terapie.

I ricercatori hanno prelevato alcune di queste cellule leucemiche da un paziente e messe in vari tipi di coltura nel tentativo di tenerle in vita quanto più a lungo possibile. A un certo punto i ricercatori si sono accorti che alcune di queste cellule tumorali in coltura stavano cambiando forma e dimensione, tanto da trasformarsi alla fine in macrofagi.

Trasformare cellule leucemiche in macrofagi che le combattono
Cellula di linfoblastoma. (© Dennis Kunkel, Microscopy, Inc./Visuals Unlimited/Corbis)
Cercando le ragioni di questa mutazione, Majeti e colleghi hanno trovato un articolo del 1999 in si dimostrava che nel topo l'esposizione delle cellule progenitrici delle cellule B a particolari  fattori di trascrizione (proteine che si legano al DNA attivando la trascrizione di specifici geni) le costringe a una parziale riprogrammazione del loro percorso di maturazione, che le porta a trasformarsi in macrofagi.

Dopo una serie di esperimenti, i ricercatori sono così riusciti scoprire la “ricetta” di fattori di trascrizione che ha permesso di alterare il destino delle
cellule tumorali umane e trasformarle in macrofagi. Potenzialmente questa trasformazione avrebbe un duplice vantaggio dal punto di vista di una terapia della leucemia: ogni cellula così trasformata non sarebbe infatti solo una cellula tumorale in meno nell'organismo del paziente, ma diventerebbe anche un'efficace arma contro le altre cellule leucemiche.

I macrofagi, che possono inghiottire e digerire cellule tumorali e agenti patogeni, hanno anche la funzione di allertare altri meccanismi di difesa immunitaria esponendo alla propria superficie frammenti (antigeni) di ciò che hanno appena digerito. Quando ciò avvien,e si scatena una risposta anticorpale contro tutte le cellule che possiedono quegli antigeni.  "Poiché questi macrofagi derivano dalle cellule tumorali - spiega Majeti - portano già con sé gli antigeni che identificano le cellule tumorali, rendendo più probabile ed efficace un attacco immunitario contro le cellule leucemiche."

I ricercatori ora sperano di trovare un farmaco che possa indurre in vivo la stessa reazione delle cellule leucemiche, contando anche sul fatto che in oncologia c'è già un precedente di questo tipo: nella leucemia promielocitica acuta l'acido retinoico viene usato per trasformare le cellule tumorali in cellule mature chiamate granulociti.