16 marzo 2015

Ecco perché ricordare significa dimenticare

Richiamare alla memoria un particolare aspetto di un evento passato porta a dimenticare tutti gli altri. Un nuovo studio ha infatti scoperto l'esistenza di un meccanismo cerebrale di controllo che permette di far emergere una singola traccia mnestica inibendo tutte quelle che potrebbero competere con essa  

Quando la polizia interroga il testimone di un crimine, lo obbliga a ripetere la sua versione numerose volte, e se viene meno la sicurezza nel riferire alcuni dettagli la sua affidabilità diventa dubbia. Ma lo studio di un gruppo di ricercatori dell'Università di Birmingham e dell'Università di Cambridge pubblicato su “Nature Neuroscience” ha ora dimostrato che il degradarsi dei ricordi è un fenomeno fisiologico, dovuto proprio al richiamare ripetutamente la memoria di un evento. In sintesi, ricordare è uno dei meccanismi per cui si dimentica.

La memoria di un evento passato è costituita dal ricordo di singoli elementi. La ricerca, descritta in un articolo a prima firma Maria Wimber, dimostra che quando cerchiamo di ricordare un evento, i processi di richiamo dei singoli elementi sono in competizione tra loro. E il richiamo del ricordo di un aspetto attiva un meccanismo di controllo che sopprime tutti gli altri, che vengono così dimenticati.

Ecco perché ricordare significa dimenticare
Rappresentazione artistica della corteccia cerebrale:  secondo lo studio, la "centrale di controllo" che permette di risolvere il conflitto tra ricordi in competizione si trova nella porzione prefrontale (© Fernando Da Cunha/BSIP/Corbis)
Lo studio delle basi neurali dell'oblio è sempre stato complesso perché la firma caratteristica lasciata da un'esperienza nella memoria era difficile da individuare nell'attività neurale. Ora però le tecniche di imaging sono diventate così precise da riuscire a tracciare l'attività cerebrale prodotta da singoli ricordi.

Wimber e colleghi hanno sottoposto un gruppo di volontari ad alcuni test di memoria, monitorandone contemporaneamente l'attività cerebrale con risonanza magnetica funzionale: ciò ha permesso di evidenziare il "destino neuronale" di singole tracce mnestiche, che venivano inizialmente riattivate, e successivamente soppresse: è la prima volta che si riesce a isolare il meccanismo adattativo di oblio nel cervello
umano.

“Generalmente, si ritiene che pensare o dimenticare siano processi passivi: la nostra ricerca rivela che le persone sono più coinvolte di quanto ritengano nel dare forma a ciò che ricordano della propria vita”, ha commentato Michael Anderson, autore senior dello studio. L'idea che l'atto stesso di ricordare possa causare l'oblio è sorprendente, e ci può fornire utili indicazioni sui meccanismi che controllano la memoria selettiva e sui fenomeni di creazione di falsi ricordi”.